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Storica sentenza: condannata la nave Asso 29 per respingimento illegale di migranti

Il tribunale civile di Roma ha riconosciuto la violazione dei diritti umani nel caso della Asso 29, imponendo risarcimenti significativi per i migranti respinti verso la Libia nel 2018.
  • Il tribunale civile di Roma ha condannato la nave Asso 29 per il respingimento collettivo di migranti verso la Libia avvenuto il 2 luglio 2018.
  • I ministeri della Difesa e dei Trasporti, la Presidenza del Consiglio, il capitano e l'armatore della nave dovranno pagare 15.000 euro ciascuno a cinque ricorrenti.
  • La sentenza stabilisce che la SAR libica non esclude la responsabilità italiana, sottolineando che i naufraghi erano in acque internazionali, quindi territorio nazionale.

Il tribunale civile di Roma ha emesso una sentenza storica che condanna la nave Asso 29 per il respingimento collettivo di migranti verso la Libia, avvenuto il 2 luglio 2018. La decisione coinvolge i ministeri della Difesa e dei Trasporti, la Presidenza del Consiglio, il capitano e l’armatore della nave. Questi dovranno risarcire con 15.000 euro ciascuno cinque ricorrenti: due uomini, una coppia e il loro figlio. Al momento dei fatti, il bambino aveva due anni e la madre era incinta all’ottavo mese.

La notte del 30 giugno 2018, i cinque ricorrenti erano partiti dalle coste di Al Khums insieme ad altre 150 persone. Quasi 300 migranti furono intercettati dalla “guardia costiera” libica su più barconi, uno dei quali affondò causando morti. La motovedetta Zawia, sovraccarica, si trovò in panne e fu chiamata in soccorso la nave italiana Asso 29, appartenente alla Augusta Offshore, che stava navigando verso la piattaforma petrolifera Bouri.

Il Coordinamento delle Operazioni e le Responsabilità

Secondo le autorità italiane, i libici avrebbero dovuto coordinare le operazioni di soccorso. Tuttavia, i legali dei migranti hanno puntato il dito contro la nave italiana e le forze militari italiane presenti nel porto di Tripoli. Il giudice ha riconosciuto la legittimità della richiesta di risarcimento, stabilendo che l’area SAR (di ricerca e soccorso) non è una zona marina in cui uno Stato costiero esercita sovranità o giurisdizione esclusiva. Si tratta di un’area in cui prevalgono i doveri di soccorso.

La SAR libica non esclude la responsabilità italiana dal momento che i naufraghi erano saliti a bordo della Asso 29 in acque internazionali, considerato territorio nazionale. Il comandante della nave aveva l’obbligo di portarli in un porto sicuro, cosa che la Libia non rappresentava. Report dell’ONU e una sentenza della Cassazione di febbraio scorso su un caso analogo, quello della Asso 28, confermano questa posizione.

Le Conseguenze per i Migranti

Dopo lo sbarco a Tripoli, i migranti furono rinchiusi nei centri di detenzione di Tarik Al Sikka, Zintan, Tarik Al Matar e Gharyan. Qui furono sottoposti a condizioni di vita atroci, tra cui sovraffollamento, cibo e acqua insufficienti, maltrattamenti e abusi. Furono anche estorti loro denaro e assistettero a omicidi e torture. Uno dei migranti si ammalò di tubercolosi.

L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), che ha assistito i migranti, ha descritto queste condizioni come “gravissime violazioni dei diritti fondamentali”. Il risarcimento danni è stato richiesto solo da cinque persone che sono riuscite ad arrivare in Italia tramite programmi di reinsediamento e corridoi umanitari. Per altre persone, non è stato semplice validare le procure dalla Libia. Gli avvocati stanno lavorando con alcune di queste persone per farle entrare legalmente in Italia e chiedere protezione. Tutti e cinque i ricorrenti, nati in Eritrea, hanno ottenuto asilo.

Implicazioni e Riflessioni

Questa sentenza rappresenta un importante precedente giuridico, sottolineando che le politiche di esternalizzazione che bloccano e respingono persone in paesi insicuri come la Libia e la Tunisia comportano gravissime violazioni dei diritti umani. L’Italia è stata ritenuta responsabile per queste azioni, un monito per il futuro delle politiche migratorie.

Bullet Executive Summary

La sentenza del tribunale civile di Roma contro la nave Asso 29 rappresenta un punto di svolta nel panorama delle politiche migratorie e dei diritti umani. Questo caso evidenzia come le politiche di respingimento possano portare a gravi violazioni dei diritti fondamentali, sottolineando l’importanza di garantire che i migranti siano portati in porti sicuri. La decisione di risarcire i migranti coinvolti è un riconoscimento delle sofferenze subite e un passo verso la giustizia.

Nozione base: L’invecchiamento e la cura dei migranti nei centri di detenzione libici mostrano come le condizioni di vita inadeguate possano accelerare il deterioramento della salute fisica e mentale, evidenziando l’importanza di un trattamento umano e dignitoso.

Nozione avanzata: Le migrazioni forzate e i respingimenti collettivi non solo violano i diritti umani, ma possono anche destabilizzare ulteriormente regioni già fragili, creando cicli di violenza e insicurezza che si ripercuotono a livello globale.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano.(scopri di più)

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