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La tragedia dei migranti nel Mediterraneo centrale: ecco cosa sta succedendo

Alarm Phone segnala la perdita di contatti con un'imbarcazione di 50 persone, mentre la guardia costiera libica non risponde e l'Egitto si rifiuta di intervenire. Scopri i dettagli di questa crisi umanitaria.
  • Alarm Phone ha perso contatti con 50 persone in difficoltà nel Mediterraneo centrale.
  • Ieri si sono registrati 12 sbarchi a Lampedusa, con un totale di 421 migranti approdati.
  • Dal 2014, oltre 27mila persone sono morte o scomparse nel Mediterraneo, rendendolo la rotta migratoria più mortale al mondo.
  • La nave Ocean Viking ha salvato 25 superstiti dopo sette giorni alla deriva, con molti migranti che hanno riportato ustioni da carburante e sintomi di ipotermia.

Il Mediterraneo centrale continua a essere teatro di tragedie umanitarie di proporzioni inimmaginabili. Alarm Phone, il call center per i migranti in difficoltà, ha recentemente segnalato la perdita di contatti con un’imbarcazione che trasportava 50 persone. La cosiddetta Guardia costiera libica non risponde al telefono, mentre l’Egitto ha dichiarato che non interverrà. La situazione è critica e richiede un intervento immediato.

Alarm Phone aveva ricevuto ieri la segnalazione di un altro barcone alla deriva, che chiedeva soccorsi. Oggi l’organizzazione ha comunicato di aver perso i contatti con l’imbarcazione. “Abbiamo perso i contatti con circa 50 persone che ieri sera hanno segnalato di essere alla deriva in mare”, ha scritto Alarm Phone sui social, precisando che l’imbarcazione si trova lungo la rotta del Mediterraneo Centrale, davanti alla costa libica. “Il JRCC del Cairo non si assume alcuna responsabilità per il caso. La cosiddetta Guardia costiera libica non risponde al telefono o riattacca. Il salvataggio è necessario ora”, ha scritto ancora la rete di segnalazione.

Nel frattempo, continuano gli sbarchi sull’isola di Lampedusa. Ieri si sono registrati 12 sbarchi, con complessivi 421 migranti approdati sull’isola. Ieri sera, 57 persone sono state avvistate e soccorse a bordo di un’imbarcazione di dieci metri che stava andando alla deriva. Ai soccorritori hanno riferito di essere originari di Bangladesh, Egitto, Pakistan e Siria. Fra loro anche un minorenne. Il natante, partito da Zuwara, in Libia, era rimasto senza carburante. Dopo un iniziale soccorso da parte della ONG Nadir, che ha consegnato a tutti giubbotti di salvataggio, è arrivata la motovedetta Cp327 della Guardia costiera che ha proceduto al trasbordo.

Le Rotte Mortali del Mediterraneo

In tutto il continente europeo, nessuna calamità e nessun attentato ha provocato numeri di vittime così alti come le tragedie che si sono consumate nelle acque che bagnano i Paesi meridionali. La più grave è stata quella del 18 aprile 2015, quando 1022 migranti hanno perso la vita nel Canale di Sicilia. Dal 2014 a oggi, secondo i dati dell’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), la rotta migratoria più mortale al mondo è stata proprio quella che coincide con le acque del Mediterraneo. Qui hanno perso la vita – o sono comunque scomparse – oltre 27mila persone, contro le 12.647 in Africa, le 7.846 nelle Americhe, le 5.528 in Asia, le 2.135 nell’Asia occidentale e le 1.013 nell’Europa continentale.

Il Mediterraneo centrale, cioè quello che si trova sotto le coste italiane, è il luogo più rischioso. Dei 27mila morti che si contano negli ultimi 10 anni, 20.804 erano diretti proprio verso l’Italia. Poco più di 3mila migranti viaggiavano verso la Spagna, 2.725 verso Grecia e Cipro. La situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza di navi di soccorso adeguate e dalla complessità delle operazioni di salvataggio, spesso ostacolate da interferenze militari e politiche.

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Interferenze Militari e Mancanza di Soccorsi

Le interferenze militari nelle operazioni di soccorso sono un problema crescente. La Mare Jonio, una delle navi di soccorso della ONG Mediterranea, ha segnalato il blocco degli apparati di ricezione nella zona di soccorso libica. Nel silenzio si moltiplicano i respingimenti verso la Libia. Le rotte degli aerei militari mostrano come ripetutamente i mezzi degli eserciti europei abbiano compiuto misteriose operazioni nel Canale di Sicilia, senza mai segnalare la presenza di barconi in fuga o naufragi.

Il silenzio delle autorità marittime, che negli ultimi tre giorni hanno avuto notizia di almeno sei barconi partiti a est di Tripoli senza che mai venissero segnalati ai naviganti, alimenta domande e paure. Nessuno saprà mai perché a 30 miglia da Zuara si incrociano giubbetti salvagente che galleggiano alla deriva. “Speriamo siano di migranti salvati e non di persone annegate”, dicono sulla Mare Jonio, mentre da quattro giorni i volontari si danno il cambio ai binocoli per scrutare ogni increspatura.

Il Viaggio dell’Orrore

Il viaggio dei migranti è spesso un vero e proprio calvario. Un gommone partito dalla Libia è rimasto alla deriva per sette giorni, con il motore che si è rotto al terzo giorno. Sono 25 i superstiti salvati dalla nave umanitaria Ocean Viking, con a bordo 224 persone dopo altri salvataggi. I naufraghi raccontano di aver passato almeno sette giorni in mare, nonostante le richieste di aiuto, e di aver visto almeno 50 persone morire annegate.

Le condizioni dei sopravvissuti erano di estrema vulnerabilità fisica e mentale: ustioni da carburante, sintomi di ipotermia, senza cibo e senza acqua. Tra loro, due persone sono svenute e trasportate d’urgenza in elicottero sulla terraferma, in Sicilia. Un uomo ha raccontato di aver perso la moglie e il figlio di un anno e mezzo. Il bambino è morto nei primi giorni, mentre la madre il quarto giorno. Venivano dal Senegal e sono stati in Libia per più di due anni.

La traversata è stata ulteriormente complicata dalla presenza della cosiddetta guardia costiera libica, che si è tenuta a distanza durante le operazioni di salvataggio. La Ocean Viking ha effettuato altri due salvataggi, portando in salvo in tutto 226 persone. Una prima operazione è stata chiesta dalle autorità italiane, che avevano segnalato una barca di legno in difficoltà con a bordo 113 persone, tra cui sei donne e due bambini. Poi, l’equipaggio dell’ONG ha salvato altre 88 persone che navigavano su un gommone stracolmo.

Bullet Executive Summary

Il Mediterraneo centrale continua a essere un luogo di tragedie umanitarie, con migliaia di migranti che rischiano la vita ogni anno nel tentativo di raggiungere l’Europa. Le interferenze militari e la mancanza di soccorsi adeguati aggravano ulteriormente la situazione, rendendo il viaggio dei migranti un vero e proprio calvario. La comunità internazionale deve agire con urgenza per garantire la sicurezza e la dignità di queste persone vulnerabili.

Nozione base: Il fenomeno migratorio nel Mediterraneo centrale è una delle crisi umanitarie più gravi del nostro tempo. Migliaia di persone fuggono da conflitti, persecuzioni e povertà estrema, mettendo a rischio la propria vita in mare. La mancanza di un coordinamento efficace tra le autorità marittime e le ONG di soccorso complica ulteriormente le operazioni di salvataggio, aumentando il numero di vittime.

Nozione avanzata: La sostenibilità del sistema pensionistico moderno è strettamente legata alla gestione dei flussi migratori. L’invecchiamento della popolazione europea richiede un afflusso costante di giovani lavoratori per mantenere l’equilibrio tra contributi e prestazioni pensionistiche. Tuttavia, la gestione dei flussi migratori deve essere umana e rispettosa dei diritti fondamentali, garantendo sicurezza e dignità a chi cerca una vita migliore. La comunità internazionale deve trovare soluzioni sostenibili e coordinate per affrontare questa complessa sfida, bilanciando sicurezza, diritti umani e sostenibilità economica.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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