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- Il corso 'Commis Pasticcere' ha visto la partecipazione di 30 migranti provenienti da paesi in guerra come l'Ucraina.
- I migranti hanno imparato a preparare dolci tradizionali come il babà, il pan di Spagna e le crostate, acquisendo competenze spendibili nel mondo del lavoro.
- Il corso è stato organizzato dalla Facoltà di Agraria della Federico II, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio e altre istituzioni locali.
In una città ricca di storia e tradizione come Napoli, un gruppo di trenta migranti ha trovato una nuova speranza grazie alla passione per la pasticceria. Provenienti da paesi devastati dalla guerra come l’Ucraina, questi individui hanno avuto l’opportunità di diventare maestri pasticcieri grazie al corso di formazione “Commis Pasticcere”. Questo corso è stato organizzato dalla facoltà di Agraria della Federico II, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, l’Arciconfraternita dei Pellegrini e la cooperativa sociale Less.
Durante una cerimonia ricca di emozioni, i corsisti, tra cui Liubov, Oleksandra, Yulia, Polina e Zahra, hanno ricevuto i loro attestati presso la Sala del Mandato dell’Arciconfraternita. Alla cerimonia erano presenti il rettore Matteo Lorito, l’assessore regionale alla formazione professionale Armida Filippelli, il primicerio dei Pellegrini Gianni Cacace, il referente di Sant’Egidio Francesco Dandolo e il presidente dei Pasticceri napoletani – Confartigianato Armando Scaturchio.
Il corso ha permesso ai partecipanti di imparare a preparare una vasta gamma di dolci, tra cui pan di Spagna, biscotti all’amarena, cornetti, bignè, crostate e torte. Umaro Balde, un 28enne della Guinea-Bissau, ha raccontato la sua storia: “Il mio dolce preferito resta il babà. Sono in Italia da nove anni, ho lasciato il mio paese a 16 anni e ho vissuto le brutture dei migranti in zone di guerra e torture. Dopo la Libia, nel 2014, sono venuto a Napoli. Non avevo altra scelta per salvarmi”. Oggi, Umaro è un mediatore culturale e ha conseguito un diploma di ragioneria, grazie al supporto della Comunità di Sant’Egidio e del professor Dandolo.
Il Corso di Formazione: Un Esempio di Sinergia e Inclusività
Il corso “Commis Pasticcere” rappresenta un esempio di sinergia tra enti diversi. Sabrina Rufolo, responsabile dell’area lavoro e integrazione di Less, ha sottolineato come il corso abbia permesso ai partecipanti di acquisire competenze importanti e spendibili nel mondo del lavoro. Armando Scaturchio, rappresentante storico della tradizione dolciaria napoletana e maestro della prima edizione del corso, ha affermato: “Abbiamo dato anima a persone che avevano bisogno di un minimo approccio al mondo del lavoro. Abbiamo avviato un corso con partecipanti ‘speciali’ che hanno sete di avere la pasticceria nelle mani. Ho visto valori umani che oggi non esistono più. Il prossimo step sarà trovare loro un lavoro”.
Il rettore Matteo Lorito ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, nata presso la facoltà di Agraria, che ha coinvolto giovani oggi in grado di fare cose straordinarie. L’assessore Armida Filippelli ha ricordato come la Regione investa nel futuro, nell’innovazione e nella formazione. Il primicerio dei Pellegrini, Gianni Cacace, ha definito il progetto un grande successo, offrendo ai migranti un’occasione di inclusione in una città nota per la sua accoglienza.
La Pastiera Napoletana: Un Simbolo di Tradizione e Rinascita
La pastiera napoletana non è solo un dolce, ma un viaggio attraverso la storia, la tradizione e la cultura di Napoli. Questo dolce combina ingredienti semplici ma carichi di significati, intrecciando religiosità, celebrazioni popolari e convivialità familiare. La leggenda narra che la sirena Partenope, simbolo e protettrice di Napoli, emerse dalle acque del Golfo per deliziare gli abitanti con la sua voce. In segno di ringraziamento, sette ragazze le offrirono doni preziosi: farina, ricotta, uova, grano bagnato nel latte, acqua di fiori d’arancio, spezie e zucchero. Partenope, commossa, portò questi doni agli dei, che crearono un dolce di bontà celestiale: la pastiera.
Le origini della pastiera sono legate alle celebrazioni pasquali, simbolo di rinascita e rinnovamento. Nel XVI secolo, documenti attestano la preparazione del dolce nei conventi napoletani, dove le monache lo confezionavano utilizzando i primi prodotti della primavera, come benedizione per la Resurrezione. Ogni ingrediente della pastiera ha un significato: il grano bollito nel latte rappresenta l’abbondanza, la ricotta la purezza, le uova la fertilità e la rinascita, mentre il profumo dei fiori d’arancio annuncia la primavera.
Nelle case napoletane, la preparazione della pastiera è un rito che si tramanda di generazione in generazione, un momento di condivisione familiare e preparazione al rinnovamento pasquale. Ogni famiglia custodisce la propria ricetta “segreta”, con piccole variazioni che ne esaltano l’unicità. La pastiera non è solo un dolce pasquale, ma un patrimonio culturale, un legame con il passato e una promessa per il futuro, testimonianza della ricchezza della tradizione napoletana.
La Pastiera Napoletana: Un’Icona della Pasticceria Partenopea
Tra i dolci più famosi, la pastiera è un’icona della pasticceria napoletana, la cui diffusione risale almeno al 1600. Preparata in occasione della Pasqua e del Natale, la Pasticceria Armando Scaturchio la realizza secondo la tradizione, con una base di ricotta, frutta candita, uova, grano bollito e aromatizzata con essenza di millefiori, che le conferisce il suo inconfondibile profumo.
L’Antica Pasticceria Carraturo, un’autentica icona nel cuore di Napoli a Porta Capuana, tramanda la tradizione dolciaria partenopea dal 1837. La pasticceria è l’emblema della passione per il dolce e della condivisione dell’eccellenza artigianale. Ogni pastiera è un’opera d’arte, realizzata con passione e dedizione. Il prezzo della pastiera napoletana al kg varia in base alle dimensioni: una pastiera da 1,25 kg costa 31,00 euro, mentre una da 3,00 kg costa 75,00 euro. Ogni momento speciale può essere celebrato con dolcezza e autenticità, grazie alla cura degli ingredienti e alla maestria artigianale.
Bullet Executive Summary
Il corso di formazione “Commis Pasticcere” a Napoli rappresenta un esempio di come la sinergia tra enti diversi possa offrire nuove opportunità di inclusione e integrazione per i migranti. La pastiera napoletana, simbolo di tradizione e rinascita, è al centro di questa iniziativa, che unisce la storia e la cultura di Napoli con la speranza di un futuro migliore per i partecipanti.
Invecchiamento e cura: La tradizione della pastiera, tramandata di generazione in generazione, rappresenta un legame con il passato e una promessa per il futuro, simile alla cura che le famiglie dedicano agli anziani, preservando la memoria e la saggezza delle generazioni precedenti.
Migrazioni: La storia dei migranti che partecipano al corso di pasticceria riflette le sfide e le opportunità legate alla migrazione. La loro integrazione nella società napoletana attraverso la pasticceria dimostra come le competenze e le tradizioni possano essere un ponte tra culture diverse.
Conclusione: La storia dei migranti pasticcieri a Napoli è un esempio di come la passione e la dedizione possano trasformare le vite, offrendo nuove opportunità e speranze. La pastiera napoletana, con la sua ricca storia e tradizione, è il simbolo perfetto di questa rinascita, unendo passato e futuro in un dolce che racconta storie di resilienza e speranza.