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Scopri le nuove scoperte sui marcatori molecolari per il declino cognitivo femminile

Ricercatori italiani hanno identificato tracce neurochimiche che correlano i livelli di D-serina e glicina con l'invecchiamento fragile nelle donne anziane.
  • Livelli ematici di D-serina più elevati nei soggetti anziani fragili rispetto agli anziani sani.
  • Il rapporto D-serina/serina totale e i livelli di glicina rispecchiano la gravità dei sintomi cognitivi e depressivi.
  • Le donne con fibrillazione atriale hanno un rischio maggiore di demenza (OR: 3,00; IC 95%: 1,22-7,37; p=0,017).

Il declino cognitivo e la depressione nelle donne di terza età rappresentano un problema crescente, soprattutto in considerazione dell’aumento dell’aspettativa di vita nei paesi occidentali. Un team di ricercatori italiani del CEINGE dell’Università Vanvitelli, in collaborazione con l’Università di Pavia e l’IRCCS Mondino, ha scoperto nuove tracce neurochimiche che correlano i livelli sanguigni degli aminoacidi D-serina e glicina con l’invecchiamento fragile. Questo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Translational Psychiatry (Nature Group), è stato coordinato da Alessandro Usiello, direttore del Laboratorio di Neuroscienze Traslazionali del CEINGE, e da Enza Maria Valente, responsabile del Centro di Ricerca in Neurogenetica della Fondazione Mondino di Pavia.

I risultati hanno evidenziato che i soggetti anziani fragili presentano livelli ematici di D-serina più elevati rispetto agli anziani sani. Inoltre, è stato scoperto che il rapporto tra D-serina e serina totale, insieme ai livelli ematici di glicina, rispecchia la gravità dei sintomi cognitivi e depressivi. In particolare, i pazienti con maggiori difficoltà cognitive e affetti da depressione avevano livelli più elevati di questi parametri biochimici nel sangue rispetto agli anziani con abilità cognitive conservate e non depressi. Stratificando la popolazione per sesso, i risultati sono stati confermati selettivamente nelle pazienti di sesso femminile, ma non in quelle di sesso maschile.

Questa scoperta apre nuovi scenari per l’applicazione della “medicina di genere” in geriatria. I prossimi passi prevedono l’estensione dello studio a casistiche di pazienti più ampie e l’indagine del ruolo della nutrizione e dei meccanismi biologici responsabili delle variazioni osservate. Sarà inoltre necessario verificare se le alterazioni nei livelli sanguigni di D-serina e glicina nei soggetti fragili rispecchiano una sofferenza cerebrale o siano legate a cambiamenti nel metabolismo degli organi periferici.

Fitocomplesso Senoterapico per una Quasi “Eterna Giovinezza”

Un gruppo di scienziati dell’Università di Padova e dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM), in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Oncologica (IOR), ha identificato una nuova terapia anti-invecchiamento. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Aging, ha scoperto che un fitocomplesso senoterapico può aumentare la durata della vita e la qualità della vita stessa. La senescenza cellulare, caratterizzata da un arresto irreversibile della crescita cellulare e dal rilascio di fattori infiammatori denominati SASP, contribuisce alla disfunzione tissutale legata all’invecchiamento.

Il fitocomplesso senoterapico identificato è un estratto botanico di Salvia haenkei (Haenkenium, HK). Gli studi preclinici hanno dimostrato che una bassa dose di questo estratto può prolungare l’aspettativa di vita. Il trattamento con l’estratto HK disciolto nell’acqua ha aumentato la sopravvivenza degli animali rispetto ai non trattati, migliorando i parametri di invecchiamento. Questo estratto è frutto di un processo attento di estrazione, caratterizzazione e titolazione standardizzato, che permette una riproducibilità indispensabile per studi sugli effetti biologici.

I dati in vitro e in vivo indicano che Haenkenium è uno dei senoterapeutici più potenti, superiore a molti prodotti in commercio come il resveratrolo e la quercetina. Il trattamento con HK ha diminuito i sintomi legati all’età nei muscoli, nei reni, nella pelle e nei polmoni dei topi anziani, riducendo i marker di senescenza cellulare nei tessuti analizzati. Inoltre, la senescenza indotta dalla chemioterapia è stata mitigata dal trattamento con HK.

In molti paesi occidentali, i bassi tassi di natalità e il numero crescente di individui anziani rappresentano un onere per il sistema sanitario. È quindi necessario scoprire terapie sicure ed efficaci per migliorare la durata della vita e la durata della vita in salute. L’obiettivo finale degli studi è sviluppare terapie sicure ed efficaci che mirino ai processi biologici alla radice dei disturbi legati all’invecchiamento, non solo ai sintomi. I prodotti naturali costituiscono una fonte ricca per la scoperta di nuovi approcci terapeutici.

La Fibrillazione Atriale come Fattore di Rischio di Declino Cognitivo e Demenza nelle Donne

Secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, le donne con fibrillazione atriale (FA) hanno maggiori probabilità di sviluppare un lieve deterioramento cognitivo (MCI) e demenza rispetto alle donne senza FA e agli uomini con o senza FA. Gli autori hanno analizzato i dati di 43.630 soggetti del database del National Alzheimer’s Coordinating Center (NACC) dal 1999 al marzo 2021, con l’obiettivo di valutare i cambiamenti cognitivi e funzionali nelle persone con e senza FA.

La funzione cognitiva è stata valutata utilizzando nove test neuropsicologici, tra cui il Boston Naming Test, il Trail Making Test, il Mini-Mental State Examination e il Montreal Cognitive Assessment. Il tempo mediano di follow-up è stato di quattro anni. Dei 4.593 soggetti con FA, il 45,5% erano donne. Dei 13.683 individui sopravvissuti, il 30% ha mostrato un peggioramento del deterioramento cognitivo e il 21% ha sviluppato demenza, con il 18% dei casi di ADRD (demenza associata alla malattia di Alzheimer).

La fibrillazione atriale aumenta la probabilità di sviluppare MCI e demenza più nelle donne che negli uomini. Le donne con FA hanno una maggiore probabilità di sviluppare demenza (odds ratio: 3,00; IC 95%: 1,22-7,37; p=0,017) o MCI (OR, 3,43; IC 95%: 1,55-7,55; p=0,002). Inoltre, le donne con FA hanno un rischio maggiore di progressione della malattia da uno stato normale al basale a MCI (hazard ratio: 1,26; IC al 95%: 1,06-1,50) e da MCI a demenza vascolare (HR: 3,27; IC 95%: 1,89-5,65) rispetto agli uomini con FA e alle donne senza FA.

Bullet Executive Summary

Il declino cognitivo e la fragilità negli anziani, soprattutto nelle donne, rappresentano una sfida crescente per la società moderna. Le recenti scoperte sui marcatori molecolari e sui fitocomplessi senoterapici offrono nuove speranze per migliorare la qualità della vita e prolungare l’aspettativa di vita in salute. La fibrillazione atriale emerge come un importante fattore di rischio per il declino cognitivo e la demenza, sottolineando l’importanza di una diagnosi precoce e di interventi mirati.

Invecchiamento e cura: È fondamentale comprendere che l’invecchiamento non è solo una questione di anni vissuti, ma anche di qualità della vita. Le nuove terapie che mirano a ridurre le cellule senescenti possono offrire soluzioni promettenti per migliorare la salute degli anziani.

Nozione avanzata: La medicina di genere sta emergendo come un campo cruciale nella geriatria, riconoscendo che uomini e donne possono rispondere diversamente alle terapie. Questo approccio può portare a trattamenti più personalizzati ed efficaci per combattere il declino cognitivo e la fragilità negli anziani.

La riflessione personale che possiamo trarre da queste scoperte è l’importanza di un approccio olistico alla salute, che consideri non solo i sintomi ma anche le cause profonde delle malattie legate all’invecchiamento. Investire nella ricerca e nell’innovazione può portare a una vita più lunga e sana per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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