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- Il veto di Milei su una legge per aumentare le pensioni del 8% ha causato proteste violente.
- La repressione poliziesca ha causato 27 feriti e 2 ricoveri ospedalieri.
- L'inflazione annuale ha raggiunto il 263,4%, rendendo insufficiente la pensione minima di 225.000 pesos per coprire i costi base di 291.000 pesos.
La situazione in Argentina è diventata sempre più tesa a causa delle recenti decisioni del presidente Javier Milei riguardo alle pensioni minime. Il veto posto dal presidente su una legge approvata dal Congresso per aumentare le pensioni ha scatenato una serie di proteste violente, culminate in scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. La polizia ha utilizzato gas lacrimogeni e spray al peperoncino per disperdere i pensionati e gli invalidi che protestavano pacificamente, causando 27 feriti e due ricoveri ospedalieri.
Le Proteste e la Repressione
Il 5 settembre 2024, una manifestazione organizzata da diverse organizzazioni sociali e sindacali ha visto la partecipazione di numerosi pensionati e invalidi. La protesta, che si è svolta tra il Congresso e Plaza de Mayo a Buenos Aires, è stata brutalmente repressa dalla polizia. Le forze dell’ordine hanno utilizzato gas lacrimogeni e bastoni per disperdere i manifestanti, che avevano bloccato il traffico intorno al Congresso. La situazione è degenerata quando i pensionati hanno cercato di marciare lungo Rivadavia Avenue, incontrando una dura resistenza da parte della polizia.
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Il Contesto Economico e Politico
Il veto di Milei è stato posto su una legge approvata dal Senato argentino il 22 agosto 2024, che prevedeva un aumento delle prestazioni pensionistiche di oltre l’8%. Il presidente, che si definisce un libertario, ha motivato la sua decisione qualificando la norma come “imprudente” e “faraonica”. Milei, la cui formazione politica detiene meno del 15% dei seggi del Congresso, ha fatto largo ricorso ai decreti esecutivi per realizzare un piano di rigore economico, riducendo la spesa pubblica e deregolamentando vari settori dell’economia. Nonostante questi sforzi, l’inflazione annuale ha raggiunto il 263,4%, mentre la pensione minima mensile è di circa 225.000 pesos (233 dollari), insufficiente per coprire il costo di un paniere base di beni e servizi, che supera i 291.000 pesos (301 dollari).
Le Reazioni e le Mobilitazioni
La repressione delle proteste ha suscitato una forte reazione da parte delle organizzazioni sindacali e sociali. I sindacati CGT, CTA e UTEP hanno annunciato uno sciopero generale per il 12 settembre, in segno di protesta contro le politiche economiche del presidente Milei e il veto all’aumento delle pensioni minime. Alla conferenza stampa congiunta per annunciare lo sciopero erano presenti i leader sindacali Hugo Godoy, Hugo Yasky, Pablo Moyano e Sergio Palazzo. Godoy ha espresso che gli anziani, insieme ai giovani più vulnerabili, sono tra coloro che pagano il prezzo più alto delle feroci politiche adottate dal governo Milei.
Bullet Executive Summary
La crisi delle pensioni in Argentina rappresenta un esempio lampante delle sfide che le società moderne devono affrontare in termini di sostenibilità del sistema pensionistico. Le decisioni politiche, come il veto di Milei, possono avere un impatto devastante sulla vita dei cittadini più vulnerabili, come i pensionati e gli invalidi. La situazione in Argentina ci ricorda l’importanza di politiche economiche equilibrate che tengano conto delle esigenze di tutti i settori della società.
In conclusione, il caso argentino evidenzia la necessità di un approccio integrato e sostenibile alla gestione delle pensioni. Le politiche di austerità, sebbene possano essere necessarie per stabilizzare l’economia, devono essere bilanciate con misure di protezione sociale per evitare di aggravare ulteriormente le condizioni di vita dei cittadini più vulnerabili. La mobilitazione della classe lavoratrice e delle organizzazioni sociali dimostra che la lotta per i diritti e la dignità dei pensionati è una battaglia che non può essere ignorata.