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- Il Blueprint Project di Bryan Johnson include un team di 30 medici e l'assunzione di centinaia di integratori al giorno.
- Johnson afferma di avere un'età biologica di 20 anni a fronte dei suoi 47 anni anagrafici.
- La sua velocità di invecchiamento è di 0,64, più lenta del 99% dei ventenni.
Nel panorama contemporaneo, la lotta contro l’invecchiamento emerge come una delle sfide più affascinanti e controverse. Il documentario “Don’t Die: L’uomo che vuole vivere per sempre”, disponibile su Netflix, esplora la vita di Bryan Johnson, un imprenditore americano che ha deciso di investire una parte significativa del suo patrimonio per rallentare il processo di invecchiamento. Johnson, noto per aver fondato e venduto Braintree a PayPal per 800 milioni di dollari, ha lanciato il “Blueprint Project”, un protocollo che prevede un regime di vita estremamente rigoroso e costoso, con l’obiettivo di riportare il suo corpo a un’età biologica di 18 anni.
Il Protocollo Blueprint: Un Viaggio Tra Scienza e Fantascienza
Il Blueprint Project di Johnson è un programma anti-invecchiamento dettagliato e basato sui dati, che include un team di 30 medici, l’assunzione di centinaia di pillole e integratori al giorno, una dieta e un regime di allenamento rigorosi, terapie agli infrarossi e trasfusioni di plasma. Johnson sostiene che grazie a questo protocollo, il suo corpo abbia ora l’età biologica di un ventenne, nonostante i suoi 47 anni anagrafici. La sua routine quotidiana, che include 90 minuti di allenamento e una cena alle 11 del mattino, sembra uscita da un romanzo di fantascienza. Tuttavia, i risultati dichiarati sono impressionanti: una velocità di invecchiamento di 0,64, più lenta del 99% dei ventenni, e una riduzione dell’infiammazione corporea dell’85% rispetto alla media dei diciottenni.
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Questioni Etiche e Critiche Scientifiche
Nonostante l’entusiasmo di Johnson, il suo progetto ha sollevato critiche. Alcuni sanno, come il ricercatore imminente Vadim Gladyshev di Harvard, puntualizzano che il metodo utilizzato da Johnson manca di rigore scientifico, concentrandosi piuttosto sull’attrarre attenzione. Altri, tra cui Andrew Steele, evidenziano che i fattori genetici sono determinanti per la longevità e che le pratiche seguite da Johnson non possono alterare questa realtà. Inoltre, determinate procedure adottate, come le trasfusioni di plasma, sono state bollate dalla FDA come possibilmente pericolose e prive di benefici verificati. Tuttavia, il progetto di Johnson ha attirato l’attenzione di celebrità e altri milionari, e il suo motto “Don’t die” sta diventando un vero e proprio movimento.
Riflessioni sul Futuro della Longevità
Il documentario “Don’t Die” offre una prospettiva intrigante su un futuro potenzialmente caratterizzato da un’incredibile autonomia sul nostro “corpo biologico”. Tuttavia, risveglia anche cruciali considerazioni etiche e sociali che dovremo affrontare a livello collettivo. Che l’irruenza sperimentale di Johnson ci piaccia o no, ci spinge a riconsiderare la nostra percezione dell’invecchiamento e della finitudine, aprendo nuove prospettive nel discorso sulla durata della vita e sulla tecnologia. Mentre la ricerca scientifica avanza inarrestabile, il quesito persiste: saremo mai capaci di eludere la fine della vita? E se lo diventassimo, sarebbe davvero ciò di cui abbiamo bisogno?
In un mondo in cui la tecnologia avanza a ritmi vertiginosi, la questione dell’invecchiamento e della cura diventa sempre più centrale. La ricerca di una vita più lunga e sana è un desiderio antico quanto l’umanità stessa. Tuttavia, è fondamentale ricordare che il benessere non dovrebbe essere un privilegio riservato a pochi. La sostenibilità del sistema pensionistico moderno, ad esempio, è strettamente legata a come affrontiamo l’invecchiamento della popolazione. Un approccio equilibrato e inclusivo potrebbe garantire che i benefici delle nuove scoperte siano accessibili a tutti, non solo a chi può permettersi costosi protocolli anti-invecchiamento.
Riflettendo su queste tematiche, emerge l’importanza di un dialogo aperto e continuo tra scienza, etica e società. Solo attraverso una comprensione condivisa e una cooperazione globale possiamo sperare di affrontare le sfide del futuro in modo equo e sostenibile. La ricerca della longevità non dovrebbe distoglierci dall’importanza di vivere una vita piena e significativa nel presente, coltivando relazioni autentiche e contribuendo al bene comune.