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L’abbraccio di Gaia Sacchi: come un incontro a Fiumicino ha cambiato la vita di una famiglia afghana

Scopri la storia di Gaia Sacchi e Abdul, un incontro toccante che ha unito due mondi lontani, offrendo una speranza a una famiglia afghana in fuga dal terrore.
  • 21 giugno: incontro emozionante all'aeroporto di Fiumicino tra Gaia Sacchi e la famiglia di Abdul.
  • Rete Genitori Rainbow: il ruolo cruciale dell'associazione LGBTQ+ nel supportare i richiedenti asilo.
  • 5: i membri della famiglia di Abdul arrivati in Italia grazie agli sforzi di Gaia e delle donazioni ricevute.

Il 21 giugno, in un hangar spoglio dell’aeroporto di Fiumicino, si è consumato un incontro carico di emozioni e significato. Gaia Sacchi, 42 anni, di Milano, ha abbracciato Abdul e la sua famiglia, appena arrivati dal Pakistan dopo essere fuggiti dall’Afghanistan. Gaia, rappresentante della Rete Genitori Rainbow, un’associazione che riunisce persone LGBTQ+ con figli da precedenti relazioni eterosessuali, ha descritto l’incontro come un momento di pura gioia e commozione. “Non c’era bisogno di parlare la stessa lingua”, ha detto Gaia, “quell’abbraccio univa due mondi lontanissimi.”

Abdul, sua moglie e i loro quattro figli facevano parte di un gruppo di richiedenti asilo afghani atterrati a Roma dopo un lungo viaggio pieno di peripezie. Gaia, insieme a Valentina Violino e Roberta Martini, socie dell’associazione e coppia da vent’anni, ha lavorato instancabilmente per far arrivare la famiglia in Italia. Abdul aveva scritto alla Rete Genitori Rainbow nella primavera dell’anno scorso, chiedendo aiuto con un messaggio disperato: “Safe my life”.

Gaia, che stava vivendo un momento di cambiamento personale, ha deciso di rispondere alla richiesta di Abdul. Dopo aver studiato la legge sui rifugiati e cercato aiuto presso diverse associazioni, ha trovato supporto in Mediterranean Hope delle Chiese Evangeliche, che ha accettato di portare la famiglia di Abdul in Italia. Tuttavia, il programma dei corridoi umanitari prevede che i richiedenti asilo non possano gravare sui conti dello Stato e debbano essere mantenuti da chi li ha fatti arrivare fino al riconoscimento dello status di rifugiati.

Grazie alle donazioni di Genitori Rainbow e Il Cuore nel Mondo, Gaia è riuscita a coprire le prime spese per la famiglia di Abdul. Ora, Abdul e la sua famiglia vivono in un podere a Vicchio, nel Mugello, parte di un progetto di vita comunitaria che coinvolge quattro famiglie.

La Vita nell’Ombra: La Storia di Sohil

Sohil è un giovane gay afghano la cui vita è stata gettata nel caos quando i talebani hanno preso il potere nell’agosto scorso. In un’intervista a PinkNews, Sohil ha raccontato le storie di persecuzione e violenza subite dalla comunità LGBTQ+ in Afghanistan. “Immagina di avere grandi speranze per la tua vita, e poi perdere tutto”, ha detto Sohil. Prima dell’arrivo dei talebani, Sohil era uno studente di medicina con l’ambizione di costruirsi una vita lontano dall’Afghanistan.

La sua vita è cambiata drasticamente quando è stato attaccato dai talebani mentre cercava di ottenere un passaporto. “Indossavo jeans normali e una maglietta”, ha raccontato Sohil. “Un talebano mi ha afferrato la mano e mi ha chiesto perché indossassi abiti occidentali. Poi mi hanno picchiato e versato acqua bollente addosso, sfregiandomi il petto e le spalle.”

Sohil vive ora in costante paura per la sua vita e desidera lasciare l’Afghanistan per iniziare una nuova vita lontano dai talebani. È deluso dalla mancanza di risposta della comunità LGBTQ+ globale e si sente abbandonato. “Non sappiamo se saremo vivi domani”, ha detto. “Il mondo intero sembra non pensare a noi. La nostra comunità LGBTQ+ sembra non pensare a noi.”

Richieste di Aiuto da Afghanistan, Iran, Turchia e Somalia

Le richieste di aiuto continuano ad arrivare da persone LGBTQ+ che gravitano fra Afghanistan, Iran, Turchia e Somalia. Molti di loro sono bloccati in Turchia, in attesa di ricollocamento in paesi come gli Stati Uniti e la Germania. Artemis e il suo compagno, ad esempio, sono bloccati in Turchia dal 2018, aspettando che la loro richiesta di ricollocamento venga confermata dagli USA.

Rohan, un altro gay iraniano, è registrato come rifugiato in Turchia dal 2016 e attende di essere ricollocato in Germania. Ramiz, un gay afghano, esce solo di notte per paura di essere preso dai talebani e cerca disperatamente di ottenere un visto di uscita dal paese. Muniir, un ragazzo somalo di 24 anni, è fuggito dalla famiglia perché gay e ora vive senza lavoro e senza possibilità di sostentamento.

La comunità internazionale deve mantenere i riflettori accesi sulla condizione delle persone LGBTQ+ in questi paesi e accelerare le pratiche di ricollocamento. È fondamentale che le storie di queste persone non vengano dimenticate e che si continui a cercare soluzioni per garantire loro una vita sicura e dignitosa.

La Voce della Comunità LGBTQI Afghana

Artemis Akbary, un attivista LGBTQI afghano che vive in Turchia, è il presentatore radiofonico e produttore di “Radio Ranginkaman”, una stazione radio per persone LGBTQI afghane e iraniane. Akbary ha sottolineato l’importanza di documentare le atrocità commesse dai talebani contro la comunità LGBTQI e di dare voce alle loro richieste e diritti.

Con l’arrivo dei talebani, le persone LGBTQI in Afghanistan sono in grave pericolo. La punizione per le relazioni omosessuali è la morte, basata sulla Sharia e sul Corano. Akbary ha raccontato di amici che vivono nascosti e di talebani che creano profili falsi sui social media per ingannare e catturare membri della comunità LGBTQI.

La comunità internazionale deve fare pressione sui talebani per fermare la violenza e concedere asilo alle persone LGBTQI afghane. È necessario rilasciare visti speciali per l’uscita di emergenza e aiutare i richiedenti asilo LGBTQI fuggiti in Iran e Turchia, dove affrontano ulteriori discriminazioni e violenze.

Bullet Executive Summary

La storia di Abdul e della sua famiglia, salvati grazie all’intervento della Rete Genitori Rainbow, mette in luce la complessità e l’urgenza delle questioni legate all’invecchiamento e cura, migrazioni, sicurezza società e guerre, accoppiamento, vita di coppia e famiglia moderna. La loro vicenda ci ricorda che l’umanità e la solidarietà possono superare le barriere culturali e linguistiche, offrendo una seconda possibilità a chi è in fuga da situazioni di estrema violenza e persecuzione.

Una nozione base di invecchiamento e cura applicabile a questa storia è l’importanza del supporto comunitario e delle reti di solidarietà per garantire una vita dignitosa e sicura alle persone vulnerabili. Una nozione avanzata, invece, riguarda l’implementazione di politiche globali di accoglienza e integrazione che considerino le specifiche esigenze delle persone LGBTQ+ in fuga da paesi dove la loro identità è criminalizzata.

Riflettendo su queste storie, possiamo chiederci come possiamo contribuire a creare una società più inclusiva e accogliente, dove ogni individuo, indipendentemente dalla sua identità o provenienza, possa vivere in sicurezza e dignità. La solidarietà e l’empatia sono strumenti potenti per costruire un futuro migliore per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)

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